Lobesie e case famiglia

Cari amici, oggi è approdato sulle pagine del nostro gruppo un link di Federcontribuenti (braccio attivo delle lobesie) a nome di un ignaro membro di questo gruppo Christian Stevanato (nulla contro di lui perché ha ragioni da vendere). Se cliccate sulla foto che ho messo come mio emblema, noterete che in un angolo c’è scritto “impariamo a conoscerli meglio”. Ciò nasce da un gruppo di donne incazzate con i papà separati, con Antonella Flati, con il sottoscritto, nonché con tutte le persone rappresentate nella foto. A queste poverette non posso fare altro che dare la mia solidarietà in quanto mamme, ma tutto il mio biasimo (tanto quanto ne riversano loro nei nostri confronti) in quanto femmine femministe ignoranti. Fino a poco tempo fa, si sono limitate ad attaccare Antonella ed il gruppo “movimento femminile per la pari genitorialità” poiché una delle sue fondatrici è quella “donna” che ora convive con l’ex marito di I.C., e ne difende i diritti a fronte della valanga di accuse nascenti da un moto di frustrazione e volontà di meschina vendetta da parte di una “mollata” che improvvisamente si è erta a madrina di un movimento che giudica il sistema misogino e contro le donne a prescindere, e la la sua guerra personale influisce sulla lucidità delle sue azioni. La meschinità di questo gruppo di pseudofemministe che non si sono rese conto che gli anni dei reggiseni bruciati sono passati da un pezzo e di cui non ce ne frega più nulla, non arriva a comprendere che il tempo della “figa è mia e la gestisco io” non trova applicazione ne più reale senso nella corretta genitorialità e non tiene conto dell’evolversi del tempo. Non vogliono riconoscere il ruolo di padre che distintamente dal loro pensiero si è evoluto tanto da aver raggiunto la consapevolezza di essere “genitore” e quindi parte integrante nella vita e nella crescita(educazione) dei propri figli, perchè ancora ancorate al ruolo matriarcale dove ancora spetta per diritto di donna e madre di essere la deputata unica alla crescita del minore e destinataria di assegno alimentare (magari a vita) [per esperienza personale] in quanto per difetto di applicazione della legge 54/06 vengono puntualmente designate collocatarie dei minori, quando un numero smisurato di padri sarebbero stati disposti a fare altrettanto. Non mi raccontate che questo non è vero, e non nascondetevi dietro statistiche pilotate…crescete intellettualmente ed ammodernatevi, se vi è possibile. Ma ciò alle lobesie non è bastato… sono riuscite a fare proprie le dichiarazioni del giudice Francesco Morcavallo, che nella trasmissione di canale 5 “mattino 5” ha fatto le dichiarazioni shock che tanto hanno colpito queste donne, e di ciò che ne hanno fatto un cavallo di battaglia entrando a bomba in quello che diciamo da una vita e facendone battaglia propria come avessero scoperto chissà cosa. Non sto parlando di anni fa, come la battaglia che portiamo avanti da sempre, ma solo da qualche mese a questa parte si sono date un gran daffare a cura dell’avv. Federica Franceschini che ha trovato terreno fertile in Federcontribuenti (di cui all’interno ci sarà sicuramente una lobesia), che ha realizzato un’ottimo video accessibile sul web e sulle loro pagine, che cita l’ormai straconosciuto business delle case famiglia come fosse una novità da combattere, non riconoscendo la stantietà delle loro (pur vere) affermazioni.. Benvenute nella nostra lotta care lobesie che tanto avete tampinato Antonio Guidi ( membro del comitato scientifico P.S.F) ponendogli questioni pro-pas o no-pas per sapere da che parte sta, Antonella Flati ed il sottoscritto…, questo è un argomento che interessa interessa a pochi in quanto i genitori intelligenti che non fanno guerra di genere comprendono che l’interesse del minore cozza contro lo stupido interesse di uno dei genitori, quindi della PAS non ce ne frega nulla. Ma se queste paladine della nuova battaglia guardassero bene la famosa trasmissione che tanto tengono a riproporci in tutti i modi e salse, vedrebbero che tra gli ospiti c’è quella donna che nelle loro pagine continuano a bollare come “pro P.A.S”, aderente ai padri separati, quindi soggetto contrario alla loro ideologia di nome Antonella Flati. Nella loro immensa intelligenza ed apertura di idee non si sono rese conto che Antonella non ha parlato, ma ciò non gli fa chiedere perché. Io non lo dico…difficile che ci arrivino loro…! Ora devo qualche spiegazione agli amici che hanno delle legittime perplessità in merito al progetto che Pronto Soccorso Famiglia sta attuando in più località, cioè l’apertura di strutture ricettive di minori apparentemente alla stregua delle tristi case famiglia che tutti conosciamo. Il presupposto è che la casa famiglia è una necessità di cui l’ordinamento non può fare a meno, per il semplice fatto che all’incirca il 20% dei minori sono extracomunitari con particolari necessità e che purtroppo esiste una esigua percentuale di bambini con reali problematiche famigliari. Ma per quell’80% di bambini allontanati dalla famiglia con pretestuose modalità, lavoreremo con figure professionali da noi selezionate (non vuole dire di parte, ma sicuramente obiettive) con cui a dispetto delle direttive di casta, adotteremo tutte le azioni volte al riavvicinamento della rete parentale. Probabilmente non tutti sanno che le aziende sanitarie locali stipulano dei veri contratti con le case famiglia che sanciscono la permanenza e le modalità di incontro con i genitori secondo le disponibilità della casa famiglia(ed il pagamento di questa prestazione considerata extra)  e degli assistenti sociali e solo secondo quanto in esso pattuito in merito all’ipotesi di rientro (a discapito di qualsiasi percorso di recupero genitorialità ed anche l’eventuale ottenimento di questo), tutto ciò non può differire dalle imposizioni contrattuali. Pertanto il nostro obiettivo è il recupero veloce delle carenze genitoriali qualora fossero manifeste, in modo si possa ottenere in breve tempo il rientro del minore in famiglia, e nell’eventualità, l’affidamento veloce del minore a famiglia in quanto siamo molto consapevoli che un minore debba crescere, dove non possibile in famiglia di origine, in un ambiente comunque famigliare piuttosto che in una asettica struttura di educatori che non possono sicuramente sopperire all’affetto di una struttura famigliare. Le relazioni dei professionisti a ciò deputati non saranno pilotate dal volere degli assistenti sociali e riferiranno al tribunale le reali condizioni dei minori al fine di tenere ben presente le loro volontà e necessità. Quindi una struttura non a fine di lucro, ma un luogo di transito per minori da indirizzare possibilmente al rientro in famiglia e qualora non fosse possibile, indirizzati verso una famiglia affidataria. La struttura avrà anche un indirizzo diurno allo scopo di impedire la sottrazione del minore laddove sarà possibile. Il nome “torno a casa” nasce dall’idea di non allontanare il minore dagli affetti di famiglia, ma di cercare il recupero tramite professionisti non inquadrati nel sistema, delle capacità genitoriali per l’ottenimento del rientro immediato o del supporto diurno atto all’ausilio nelle impossibilità dei familiari nell’accudimento dei bimbi. Ne parlavo proprio oggi con Antonella, a dispetto del pensiero delle lobesie (a proposito, scusatemi…il termine nasce dal blog della dott.ssa Valentina Morana, psicologa forense, anch’ella membro del com. scient. di P.S.F.) difficilmente potremmo uscirne con un bilancio attivo, ma questo non può importarci, perché il nostro scopo è solo quello della vera tutela del minore a dispetto di quello che è l’affare delle case famiglia. In ultimo, ma non per questo meno importante, prevediamo il soggiorno dei padri (primi in Italia) e madri all’interno della struttura nei casi di necessità. So di essermi dilungato in questo scritto, ma in realtà non è tutto, ad ogni modo siamo a disposizione di chiunque voglia ulteriori spiegazioni in merito a questo progetto (lobesie comprese) e non mancheremo di fornirle. Buon lavoro a tutti noi, perché anche voi siete parte di questo progetto….

Antino Sanzone

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Commenti: 4
  • #1

    antonio morana (mercoledì, 21 agosto 2013 14:50)

    L'idiosincrasia femministà d'oggi
    in tutti questi anni ho assistito con terrore all'evoluzione femminista italiana, che non ha nulla a che vederecon il femminismo mondiale.
    Il pensierofemminista italiano, non coincide più col femminismo deimei tempi: sto assistendo alla distruzione dei pincipi femminili e delle regole che si sono date.

    le femministe d'oggi hanno dissociato l'ioma femminista e lo hanno trasformato in pensiero occulto e perverso.
    l'idioma che nel passato regolava il pensiero e il movimento del corpo fisico delle donne,oggi diviene una dissacrazione culturale e di lotta.
    oggi assistiamo al metamorfosi del pensiero, e di un linguaggio rozzo e non concreto, non in sintonia col movimento del corpo e del pensiero.
    in sintesi, il femminismo di oggi è diventato una macchina da baraccone,dove non c'è più la moralitaà nè il senso del vestire, e i fantasmi del loro vissuto prendono forma, in un femminismo scellerato e denigratorio del passato di lotta.
    noto con dispiacere che si vestono, parlano e si atteggiano come i maschi.
    ma dove sono finite le donne del passato che quando passavano facevano girare la testa "oggi fanno girare i maroni2 E ACCAPONARE LA PELLE, ora sono tutti uguali, sono dei travestiti corpo e pensiero.
    ho solo una speranza:chei miei nipoti distinguano tra maschi e femmine, e che abbiano lo spirito vivo dei loro antenati dove la idiosincrasia era la storia di un popolo , per farla diventare sintonia con tutti i ragazzi del mondo.

    Antonio Morana

  • #2

    valentina morana (mercoledì, 21 agosto 2013 20:44)

    Bravo amore. Valentina Morana

  • #3

    valentina morana (mercoledì, 21 agosto 2013 20:46)

    Amore è riferito a mio marito :) e bravo pure Antino

  • #4

    Francsa Alleva (sabato, 27 giugno 2015 12:35)

    Buon giorno, sono sinceramente ammirata dalla chiarezza della esposizione di cose, "ovvie" ma facilmente messe da parte, che sono la base per uno sviluppo equilibrato della personalità. Mi occupo da molti anni di percorsi attraverso i disegni, letti in termini di Simbologia Oggettiva, e sarei felice di avere un confronto, scambio di opinioni sui percorsi. Se la cosa può in qualche modo interessarla, ovviamente. Comunque grazie per questo chiaro e preciso intervento a proposito del - gioco del rispetto -.