Il servizio sociale aiuta la famiglia

Qualche giorno fa siamo stati contattati da una famiglia che anche a causa dell’attuale congiuntura si trova in gravi problemi d’ordine abitativo ed economico. Si tratta di una famiglia molto unita con due bambini, una femminuccia di 5 anni ed un maschietto di due, la madre attualmente disoccupata, il padre in cassa integrazione al 30%. Non ce l’hanno fatta a pagare un affitto di 500 euro più spese mensili e vengono pertanto sfrattati con l’addebito di un quinto dello stipendio sulla busta paga del padre per il pagamento delle pigioni arretrate. Per non restare in mezzo ad una strada da settembre di quest’anno decidono di andare a coabitare con il fratello e la madre di lui; si ritrovano in sei in un appartamento di 70 metri quadri pur di non restare in strada. Chiedono la residenza nel nuovo comune, per poter usufruire dei servizi che la residenza offre al cittadino ma naturalmente questa viene rifiutata poiché l’esigua metratura non permette tale concessione. Non solo, vengono anche minacciati dal sindaco a cui si erano rivolti, dell’estromissione anche del nucleo assegnatario in caso di persistenza poiché trattasi di alloggio popolare con diffida scritta. Gli consigliamo dopo essere stati contattati di rivolgersi quindi al comune di Bovisio Masciago (Mb) dove prima abitavano ed ove sono ancora anagraficamente residenti, per chiedere un aiuto e possibilmente l’assegnazione di un alloggio popolare. Ci presentiamo insieme a loro all’assessore alle politiche sociali, dove dopo un incontro preliminare veniamo rassicurati dell’interessamento da parte del comune alla risoluzione del caso. Fissano pertanto un nuovo appuntamento con l’assistente sociale del comune la settimana successiva a cui noi purtroppo non possiamo essere presenti; la famiglia si presenta fiduciosa all’appuntamento. Qui la solerte impiegata come unica soluzione al problema consiglia alla famiglia di trovarsi un qualsiasi appartamento in affitto possibilmente evitando di rivolgersi alle agenzie immobiliari per evitare un aggravio di costi, garantendo il 35% della caparra come aiuto possibile. A nulla pare essere servito spiegarle (lo sa perfettamente) che l’affitto di una casa nell’hinterland milanese di almeno due locali (spazio minimo vitale per una famiglia di 4 persone)varia dai 500 ai 700 euro mensili e che nessuno affitterebbe una casa ad una famiglia che può vantare uno stipendio di scarsi 800 euro e che se anche ciò accadesse, nel giro di pochi mesi il locatore dovrebbe ricorrere ad un nuovo sfratto per morosità, ricominciando tutto da capo. A nulla è valso dirle che la bimba purtroppo ha la necessità certificata di doversi relazionare con altri bambini per problemi di comunicazione e che pertanto deve frequentare una scuola materna, che ora, come non residente ha un costo mensile di circa 90 euro solo per la mensa; che lo spostamento del padre dalla casa ove attualmente abita fino al luogo in cui lavora ha attualmente un costo di circa 100 euro mensili, senza citare poi tutte le comuni spese che ogni famiglia deve affrontare, e che pertanto non permettono alla famiglia di poter accantonare dei soldi per un’eventuale caparra. Pare che l’assistente sociale non capisca che questa famiglia necessiti proprio di una casa, anzi dice che case a disposizione pare non ce ne siano, e poi…non hanno partecipato al bando del 2010! Ci si chiede, come si può asserire, come lei ha fatto, che la casa popolare può essere assegnata solo a persone realmente bisognose e solo per casi “urgenti” e che loro non rientrano in questa casistica?

La ciliegina sulla torta? Come estrema ratio nel primo incontro l’assistente diceva che eventualmente si poteva prevedere una soluzione per la madre con i bimbi….con quello che costa, diciamo noi? Con un decimo di quanto si spenderebbe per questo…altro che casa di due locali!

La nostra associazione seguirà questo caso con l’attenzione che merita auspicando che l’assessore alle politiche sociali del comune di Bovisio Masciago si adoperi per la seria risoluzione delle problematiche di questa famiglia che potrebbe da un momento all’altro ritrovarsi a vivere per strada o addirittura venire separata in favore di una politica sociale assolutamente deleteria all’unione famigliare.

A.S.

Milano 12/11/2012

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